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Home Le malattie del padre

Mio padre, che ero(e)* – Frédérique Bouvet

by PIPOL TEAM
23 Giugno 2023
in Le malattie del padre
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© Samira Bakhash – samirabakhash15@gmail.com

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A ventotto anni Violette d’Urso scrive il suo primo romanzo, Même le bruit de la nuit a changé[1]. Figlia di Inès de la Fressange e di Luigi d’Urso, ha perduto il padre all’età di sei anni, come la protagonista del suo libro, Anna. L’autrice afferma : « Non potevo scrivere un racconto su di lui perché è fatto di fantasia. Mentre scrivevo, la fantasia mi ha salvato. Ha rappresentato una porta luminosa. Così ho potuto evadere, a intervalli regolari, dall’asprezza del reale. »[2]

Questo libro è prima di tutto un libro sul rapporto con la mancanza e con la perdita. Anna si interroga sulla relazione fra il padre e la madre. Perché vivevano in due appartamenti diversi ? Erano separati ? In « Los padres dans la direction de la cure »[3], Jacques-Alain Miller mette l’accento su ciò che « raconte cette histoire familiale, cette histoire entre ce qui a lieu entre père et mère et tout ce qui va avec dans la famille ». Ciò che conta « [c]’est la façon dont le sujet a été séparé de l’objet primordial, comment il a été affecté de cette perte […] et ce qui a surgi pour lui de cette perte, quel fantasme en a surgi, quelle jouissance a été récupérée de cette catastrophe »[4].

Per molti anni, Anna si crogiola nello stato di orfana magnificando il padre, un padre immaginario, eroico. Se Lacan ha potuto scrivere « Noi siamo in lutto solo per qualcuno del quale possiamo dire : Io ero la sua mancanza »[5], come essere questo oggetto a, ovvero ciò che si è per l’Altro ?[6] Dapprima Anna sostiene questo lutto tessendo « legami con persone che avevano perso uno dei genitori. […] Poiché non si è […] vissuto con questo genitore scomparso, non si sono potute creare delle abitudini con lui, non si arriva a identificare dei momenti in cui la sua presenza viene a mancare, poi un giorno ci si ritrova davanti a un buco […] Mio padre, io non lo conoscevo più. Se qualcuno mi avesse parlato di lui qualche mese dopo la sua morte avrei potuto evocarlo, dire ciò che lui diceva e in quale modo, ma ora l’avevo perduto »[7]. Tuttavia identificarsi ad altri orfani è un equivoco e non dice niente di quale funzione avesse il padre per questa figlia.

A diciassette anni Anna si mette sulle tracce del padre. Viaggia in diverse città d’Italia per sapere chi fosse. Sorpresa. Ognuno ha una propria versione. Arnoldo, un amico del padre, le rivela che cosa beveva, ma anche che si drogava con l’eroina ; per Anna la peggiore fra le droghe. « L’eroina mi terrorizzava davvero. […] Il sogno di incontrare mio padre diventava all’improvviso un incubo. »[8] Davanti alla carenza paterna opera una mutazione soggettiva. Il padre cambia posto : « Era difficile essere la figlia di un eroinomane, ma lo era altrettanto essere la figlia di un eroe in generale, di un uomo perfetto. »[9] Anna prosegue il suo percorso di scoperta in scoperta non sempre gioiosa, come il percorso di un’analisi. Inoltre si reca da uno psicoanalista e anche da due contemporaneamente ; la prima analista non la riceveva a sufficienza, secondo lei. Non sapremo niente di queste sedute. Viene steso un velo.

Venendo a sapere che anche la nonna paterna si drogava e che era morta durante una corsa in auto con un amico quando suo padre aveva nove anni, Anna si interroga su quale funzione avesse la droga per lui, sul suo rapporto con la mancanza. Alla fine di questa epopea è una parola, fra le altre, del padre di Anna, che la figlia interpreta ormai in modo diverso, che le consente di mettere il padre « al suo posto, molto semplicemente [e di non considerare più] la sua perdita come la parte più interessante »[10] di lei. È di per sé impossibile essere la mancanza dell’Altro. Servirà allora il ricorso al fantasma per velare questo reale e poi affrontarlo.

* Nel titolo originale, Mon père, ce héro(s), si gioca sull’omofonia fra héros (eroe) ed héro (eroina) [N.d.T.].
[1] d’Urso V., Même le bruit de la nuit a changé, Paris, Flammarion, 2023.
[2] Delorme M.-L., « Comment la fille d’Inès de la Fressange, Violette d’Urso, a enquêté sur son père, mort en 2006 », Le Journal du dimanche, 21 marzo 2023, disponibile su internet (libera traduzione del traduttore).
[3] Miller J.-A., « Los padres dans la direction de la cure », Quarto, n°63, automne-hiver 1997, p. 4-11.
[4] Ibid., p. 10.
[5] Lacan J., Il Seminario, libro X, L’angoscia, Torino, Einaudi, 2007, pp. 152-153.
[6] Cf. Leguil C., « Marie Laurent interviewe Clotilde Leguil », entretien avec M. Laurent, Ironik, n°9, 29 settembre 2015, disponibile online. (www.lacan-universite.fr)
[7] D’Urso V., Même le bruit de la nuit a changé, op. cit., p. 67-68 (libera traduzione del traduttore).
[8] Ibid., p. 90 (libera traduzione del traduttore).
[9] Ibid., p. 98-99 (libera traduzione del traduttore).
[10] Ibid., p. 296 (libera traduzione del traduttore).

Traduzione : Marianna Matteoni
Revisione : Elena Madera

Immagine : © Samira Bakhash

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