Nella rubrica intitolata « i peccati del padre », si tratterà dunque di cogliere le diverse modalità degli eccessi del padre rispetto al godimento quando egli lo infligge al soggetto senza alcun riguardo e senza alcuna considerazione, come colui che esercita una tirannia sull’altro, impone la propria vita libidica a una donna, a un partner, a un figlio. Padri tossici, li si chiama abusatori, predatori, impostori, molestatori. Stando all’ultimo rapporto annuale sullo stato del sessismo in Francia[1], padri violenti, femminicidi e maschilismo sono in aumento. Se cinque anni fa l’onda d’urto di #Metoo ha liberato la parola delle donne contro le violenze sessiste e sessuali, questo rapporto rileva un aumento delle violenze e conclude che se l’opinione riconosce e deplora il sessismo, nella pratica non lo rifiuta, in particolare per quanto riguarda i giovani sotto i trent’anni.
Père-version e sintomo
Il padre non è più l’invariante della famiglia. Esiste una molteplicità di famiglie possibili : mononucleari, allargate o ricomposte, famiglie nelle quali padri, patrigni e compagni occupano un posto variabile. Che cosa significa essere padre, essere un padre ? Nessuna risposta universalizzante è appropriata, perché rimanda all’illusione religiosa che egli sia Dio. La funzione simbolica del padre, che grazie alla dimensione di trasmissione assicurava un principio di regolazione e ripartizione del fallo tra coloro che lo hanno e coloro che lo sono, tra ragazzo e ragazza, non è più dominante. Nel Seminario L’identification, Lacan indicava che se non si conosce il desiderio dell’Altro e questo angoscia, si può sempre conoscere il suo strumento, il fallo. « Qui que je sois, homme ou femme, je suis prié d’en passer par là et de ne pas faire d’histoire, ce qui s’appelle en langage courant : “continuer les principes de papa”. Et comme chacun sait que depuis quelque temps “papa” n’a plus de principe, c’est avec cela que commencent tous les malheurs »[2]. Avendo perso il proprio posto centrale di regolatore e ridotto talvolta a spermatozoo, quando il padre non esercita più alcuna funzione simbolica per garantire e fondare la famiglia, si apre un’altra via.
Così, sottolinea Jacques-Alain Miller nel suo corso L’Uno-tutto-solo, per Lacan « L’essenziale [della funzione del padre] è di essere un sintomo »[3]. J.-A. Miller fornisce altre due precisazioni relative alla funzione del padre. La prima è il carattere di eccezione che poggia sulla particolarità del suo sintomo, la seconda riguarda il desiderio del padre segnato dall’essere legato a una donna in quanto unica. È in questo senso che Lacan parla di perversione paterna, è sempre una versione del padre che scrive la sua père-version. Non essendo Dio, non può dire tutto né coprire tutto il reale, preservando così la possibilità del desiderio. In questi casi, il desiderio del padre, come desiderio dell’Altro, ammette il confronto con la sua castrazione, la sua mancanza, è un desiderio che genera conseguenze e sintomi nevrotici per il bambino. Che cosa accade quando, per il padre, la castrazione è inconcepibile, o quando c’è un diniego della castrazione ? Che cosa succede quando il godimento del padre si sostituisce al suo desiderio ? Che cosa succede quando il peccato del padre si impone come volontà di godimento, soprattutto quando questo si esercita nei confronti del partner e del figlio ?
In questi casi, in questa versione del padre, in questa père-version, il padre si presenta come uno che sa godere. Egli si immagina Altro per assicurarsi il proprio godimento. Può vantarsi allora di un sapere sul desiderio, addirittura di essere il soggetto supposto sapere in persona. Adattato alla realtà, integrato nel discorso, è in grado di muoversi nei meandri della legge, talvolta razionalista o pedagogo, talvolta maestro o anche maschilista, persino impostore. Quando l’asse del godimento si dispiega dal lato esibizionista, è nell’apparire del pudore sconvolto, scosso, violato dell’altro, e mentre lo spoglia del suo sguardo, che sorge il godimento del « farsi vedere ». Il guardone, invece, interroga ciò che non si può vedere, il fallo; ed è lo sguardo di umiliazione che si incarna nella scena in cui è « visto vedere ». In entrambi i casi, si tratta di essere visto e, in entrambi i casi, il bambino è imprigionato nella gabbia dello sguardo, nel godimento del padre.
Freud distingueva la corrente tenera da quella sensuale e, per dirla con questi sintagmi, la nevrosi si presenta come la rinuncia alla sensualità, alla libido, al godimento sull’altare della tenerezza, dell’amore. Per alcuni soggetti, a dominare è la rinuncia al godimento in nome del desiderio confuso con la domanda dell’Altro. Così, alcuni soggetti fanno coppia con il perverso. L’amore dell’Altro li incatena nel godimento perverso, si produce allora un nodo di godimento solido.
Il padre può essere anche legislatore, incarnando il super-io dell’imperativo osceno e feroce. Questo padre si costituisce come luogo di godimento, una sorta di dispensatore di godimento. Può anche vestire i panni del religioso radicale, assegnando alle donne e ai bambini uno stile di vita e di soddisfacimento costretto, ridotto, limitato, controllato nel corpo. La loro parola è allora ridotta al silenzio; il loro pensiero, la loro istruzione e il loro sapere sono colpiti dall’interdetto. Alcuni maschilisti ostentano il proprio sapere sul godimento delle donne, su ciò che esse vogliono, sostenendo che esiste solo il godimento fallico.
Già nel Seminario Le psicosi, Lacan indica due tratti che caratterizzano quello che chiama, in quel momento della sua elaborazione nel 1953, lo psicopatico, che oggi assume la forma dell’abusante o del padre tossico. Questi due tratti sono l’unilaterale e il mostruoso[4]. Hanno per effetto di generare una « nullificazione del significante »[5]. Le conseguenze cliniche possono essere tragiche per i soggetti che le subiscono.
Dal lato della vittima, bersaglio, preda o trofeo, il soggetto subisce il godimento e la sua presa. Si tratterà allora di sapere come, nella nevrosi il rimosso riappaia nel simbolico e come, nella psicosi, la forclusione riemerga nel reale e, nella perversione, come il diniego si manifesti nell’immaginario; ma si tratterà sempre di una clinica dell’« uno per uno ».
In un’epoca nella quale il segreto sembra essere attraversato dalla tirannia della trasparenza e del dire tutto, nella quale la parola liberata ronza, viaggia e rimbomba nelle reti, nella quale il silenzio si esime dal mondo in cui il rumore regna sovrano, nella quale la vergogna sembra cancellarsi, nella quale l’autorità svanisce e viene rigettata, nella quale i significanti « padre » e « madre » si fondono in quello di genitorialità, nella quale predominano il corpo immagine, il corpo oggetto, il corpo godente, quale diventa il posto del padre che gode ?
Quali involucri formali di nuovi sintomi si delineano per i padri, per i soggetti ? Ricordiamo che : « perversion vuol dire solo version vers le père, versione verso il padre – che insomma il padre è un sintomo, oppure un sinthomo, come preferite »[6].
I testi di questa rubrica affronteranno i peccati del padre nella letteratura, nel cinema, nelle serie, ecc. Faranno luce sull’enigmatico annodamento tra immaginario, simbolico e reale, e sul modo in cui il sintomo, sempre singolare, arriva a porsi, ad agganciarsi come un quarto elemento.
Traduzione : Kawtar Omary
Revisione : Ilaria Papandrea
[1] Cfr. https://www.haut-conseil-egalite.gouv.fr/stereotypes-et-roles-sociaux/travaux-du-hce/article/rapport-2023-sur-l-etat-du-sexisme-en-france-le-sexisme-perdure-et-ses
[2] Lacan J., Le Séminaire, livre IX, « L’identification », lezione del 4 aprile 1962, inedito.
[3] Miller J.-A., Di Ciaccia A., L’Uno-tutto-solo. L’orientamento lacaniano, Roma, Astrolabio, 2018, p. 143.
[4] Cfr. Lacan J., Il Seminario, libro III, Le psicosi, testo stabilito da J.-A- Miller, edizione italiana a cura di A. Di Ciaccia, Torino, Einaudi, 2010, p. 234.
[5] Ibid.
[6] Lacan J., Il Seminario, libro XXIII, Il sinthomo, testo stabilito da J.-A- Miller, edizione italiana a cura di A. Di Ciaccia, Roma, Astrolabio, 2006, p. 18.