Pubblicato nel 2021 presso Grasset, E questi esseri senza pene ![1] è il quindicesimo libro di una lunga serie dal 2002, dove la scrittrice, Chahdortt Djavann, affronta dei temi ancorati al corpo : l’Iran, le donne, il velo e l’Islam politico ; e per ovvi motivi : un anno dopo la sua pubblicazione, l’Iran conosce un’insurrezione senza precendenti dopo la morte di Masha Amini il 16 settembre 2022. Donna, Vita, Libertà è scandito ovunque nel mondo a sostegno delle donne iraniane.
La voce del padre
La coscienza politica si infiltra in C. Djavann, lei malgrado, dall’età di nove anni. Veniva convocata al capezzale di suo padre per leggergli quotidianamente i giornali politici. Era gli occhi e la voce di un uomo ferito dal regime islamico. Lei continua, attraverso i suoi scritti, a essere colei che testimonia di un passato iraniano ancorato nell’attualità – intima e politica – che non se ne va. Parla da dove questo la riguarda : il luogo del trauma. A tredici anni, nel momento dell’instaurazione del regime islamico, viene imprigionata dopo aver manifestato davanti alla sua scuola contro questo regime che le impone il velo. Due delle sue compagne saranno giustiziate. Va in esilio all’età di ventisei anni. Dopo un tentativo di suicidio, al suo arrivo a Parigi fa sei anni di analisi. Imparerà il francese da autodidatta – la lingua dell’esilio : « ho adottato carnalmente questa lingua, e il francese mi ha adottato. »[2] Attraverso questa esperienza di analisi, passa dal tentativo di suicidio, alla scrittura, come tentativo di vita.
Ingiustizia colore sesso
E questi esseri senza pene ! è doppio, è autobiografico e politico. Nel primo capitolo intitolato « Colpa di nascita », ci testimonia delle coordinate della sua venuta al mondo dove la morte e la vita sono intrinsecamente annodate. Sua madre rimane incinta dopo aver perso un bambino di appena un anno. Lei vede questa gravidanza come il segno che il bambino perduto le ritornerà identico. L’ingiustizia trova la sua radice nell’accoglienza che le è riservata alla sua nascita : « Lo choc fu così brutale che lei era lì lì per morire sentendo la levatrice dire : è una bambina ! »[3]
La seconda parte è politica. Racconta il destino di quattro donne a partire da fatti reali accaduti in Iran e che Youtube le propone, l’algoritmo obbliga. Lei presta loro la sua penna, con il fine di far sentire quanto ciò che è banale in terra democratica sia punito in terra (terre/taire : tacere) islamica : divertirsi attorno ad una fontana quando si è un’adolescente, rifiutare un matrimonio combinato, vivere la propria omosessualità, togliere il velo in pubblico o tenere testa ad un marito potente.
Odio delle donne
La scrittrice testimonia nel suo libro del trattamento riservato alle donne in uno Stato governato dalla charia. Sono donne, e ciò che si rimprovera loro, è di non essere uomini. La religione, qualsiasi essa sia, comincia sempre dicendo come una donna deve vestirsi e comportarsi. Velando il corpo delle donne, la religione fa esistere un’essenza femminile – essenza che non esiste. Imporre l’uniforme islamica è un modo di cancellare l’alterità femminile e di uniformarla. Attraverso questa dittatura dei corpi, lo Stato cerca di addomesticare il godimento femminile che gli sfugge. Controllare i corpi delle donne è un modo di regnare su tutto un popolo. È non contare sul coraggio delle donne il cui desiderio va verso l’eccezione. È su questo elogio della superiorità femminile, caro a Lacan, che C. Djavann ci imbarca nell’ultima parte del libro dall’aria di fiaba. Rientra clandestinamente nel suo paese per andare ad incontrare le sue nipoti. Una di loro ha formato un movimento di resistenza a cui lei aderisce. Attraverso il suo desiderio deciso, cambia il destino di tutto un popolo. La storia vuole che il nuovo avvenga attraverso una donna.
Riferimenti bibliografici dell’autore.
[1] Djavann C., Et ces êtres sans pénis !, Paris, Grasset, 2021.
[2] Djavann C., « Et ces êtres sans pénis ! », Intervista alla Libreria Mollat, gennaio 2022, disponibile su internet : https://www.youtube.com/watch?v=Wk7G8wL4Qbc.
[3] Djavann C., Et ces êtres sans pénis !, op. cit., p. 35.
Traduzione : Michela Perini
Revisione : Elena Madera
Immagine: © Valérie Locatelli